La clessidra

Sono una donna, non una clessidra.
Ne ho la forma, ne ho le curve, segno il tempo che passa, ma non sono una clessidra.
Non sono quello che dovrei fare nelle fasi della mia vita, sono quello che faccio nelle fasi della mia vita, quello che ne faccio.
Non sono una consecutio di steps socialmente obbligatori; siamo il risultato di scelte individuali e accadimenti esterni che hanno fatto della nostra storia, questa e non un’altra.
Ho 36 anni, la salute, una casa, un lavoro.
Ma non ho un figlio. Io non ho un figlio.
E la sabbia scorre.
E allora?
Dovrei sentirmi meno realizzata? Meno donna?
Avrei dovuto? No.
Avrei potuto? Si.
Sono due cose ben diverse.
Giusto per entrare sul personale, non è che io un figlio non lo volessi.
Io sono quella che a 20 ha avuto un ritardo ed era spaventata e felice: lo avrei voluto allora, un figlio.
E dopo.
L’ho desiderato.
Ma. C’è un ma: non l’ho mai desiderato “a prescindere”, perché ero donna o in età.
L’ho desiderato quando sono stata innamorata di un compagno tanto da credere che, almeno nelle intenzioni, ad un bambino si sarebbe potuto dare amore, magari con difficoltà, con sacrifici, con enormi punti interrogativi, ma sicuramente amore.
Non ho mai desiderato un figlio per me, ma ho desiderato un figlio per il figlio.
E ora non lo voglio, perché non ho un compagno ma forse mi accadrà ancora e lo desidererò, ancora.
Il figlio non è quel trofeo che viene dopo laurea e matrimonio, prima dei 40 anni e delle crociere.
Il figlio, a pensarci è una follia, una meravigliosa irresponsabilità.
Non per tutti arriva, non per tutti è una scelta.
Ma noi donne non siamo generatrici a tempo.
Siamo quello che ci accade fra le cose scelte e quelle avvenute, siamo tutte le cose che facciamo in una giornata ed anche tutte le difficoltà generate da un sistema lavorativo affatto adatto alle mamme.
Ma siamo anche lo sfruttamento scorretto dei tempi di maternità, o la creazione del preconcetto che chi non ha figli non ne ha voluti, o del pregiudizio secondo il quale, le coppie che non ne hanno, siano meno complete.
C’è chi pianifica tutto e chi vive la vita come viene,
chi è stato più fortunato e chi meno,
chi, come me, se non ama più, lascia, anche se “l’orologio biologico” fiata sul collo,
e chi decide di mettere su famiglia con un bravo ragazzo anche se l’amore è stato altro.
Una donna è tutto questo, e non si possono subire pressioni con la foto di una clessidra.
Sono una donna, cazzo! Non un countdown.