Il calderone
Io procedo per calderoni.
Me lo ha insegnato la vita, non ero d’accordo, ma poi mi sono adeguata.
Il calderone è quell’ unico recipiente in cui vanno a confluire le cose che capitano tutte insieme, che non si danno un turn over, che non sanno aspettare, che si ammassano, che si sommano, che scoperchiano.
Il limite si raggiunge in fretta, l’orlo spesso viene investito da un contenuto confuso ed ingestibile.
Io ormai ho una certa esperienza e l’odore del calderone lo riconosco da prima che cominci a cuocere, perché so che cosa chiama cosa, prova chiama prova.
La sensazione iniziale è quella del panico: troppi avvenimenti tutti insieme, troppe poche energie per tutto quanto, troppi fronti per un soldato solo.
In realtà è nei momenti così che viene fuori chi siamo davvero, perché, diciamoci la verità, è facile essere chi si vuole essere nei momenti di tregua, quando si ha tempo e modo di pensare, quando non si ha alcuna impellenza di reagire.
Ma nella difficoltà, nell’ ansia, nella scossa, non hai tempo, non hai modo, non hai voglia, sei solo tu nudo, allo specchio davanti alle tue debolezze, alle incapacità, alle irrisolutezze.
E il calderone bolle, e mischia tutto.
Tutto insieme.
Tutto arriva tutto insieme.
A guardarti dritto negli occhi, a chiederti di dimostrare chi sei.
Quando il calderone sta per traboccare, l’istinto è quello di pigiare giù il coperchio, sperando di contenere i danni, di evitare.
Ecco: evitare. Quante cose ci eviteremmo, quante altre eviteremmo a chi amiamo, e invece arrivano puntuali, come cecchini.
Il coperchio che balla è solo la conseguenza; bisogna concentrarsi sulla causa: la fiamma.
Il panico la alimenta, respirare la depotenzia.
Respira, ricordati di respirare.
Rifletti, ricordati di pensare.
Pondera, ricordati di analizzare.
Il calderone non si spegnerà mai da solo: ambisce al botto.
La mente può controllarlo, può gestirlo.
Un guaio alla volta.
Un problema alla volta.
Un giorno alla volta.
Respira.
carla del ciotto
12 dicembre 2016 at 8:28Valentina…. un giorno alla volta… si
Valentina
30 dicembre 2016 at 22:44L’unico modo che so. Ti abbraccio