Fermare l’attimo, catturare la realtà è l’arte dell’esperienza fotografica attraverso le prospettive di gusto e delle tecniche utilizzate. Le opere di Valentina si collocano nella visione di un realismo interiore, che rimandano a visioni metafisiche perché l’istante fermato, da solo, attraverso i sensi non basta a spiegare la natura del mondo.
Attimi di vita, d’interazione , dove personaggi ignari si muovono seguendo linee immaginarie di una composizione di chiaroscuri che si spogliano e si rivestono di nuove connotazioni ed emozioni. Anime quotidiane, mostrano il lato segreto della vita, quella che scorre di fianco a noi, presentando in geometrie compattate il buio di un nero, a volte assoluto, chiuso e angusto, che cerca una sublimazione nella luce. Non ci sono vincitori, né vinti, è la vita, dolce, amara, ironica , personalissima. Un gioco di relazioni e persone che si aggirano in spazi aperti, testimoniando sensazioni di libertà espressive, come squarciate dal velo della solitudine che le città impongono.
E’ ricerca dell’introspezione, come se la focale andasse a fondo mostrando il lato più indifeso e puro, liberate dagli inganni dell’apparire. Una dicotomia lucida, semplice e diretta. L’impersonale, l’estraneo diventa specchio dell’ occhio che indaga sull’essenza stessa dell’esistenza umana, trovando una giusta dimensione in scatti puliti che testimoniano la solarità di un evento oppure un nero deciso , drastico che rimanda a intimità crude, quasi drammatiche. Un percorso, questo, di elogio alla vita, di un rispetto per l’altro, che mostra mancanze e pregi che sono di tutti, perché universalmente condivisi.
Nientedipersonale è la soggettività dolce ed indiscreta, calda, femminile, fatta di passioni, incertezze e paure che si rincorrono attraverso le vite altrui, diventando “personali” nel momento dello scatto. E’ il transfert dell’artista che utilizza la materia del mondo per dichiarare sogni inconfessati, prendendoli in prestito dall’ignaro passante, eroe e risoluzione dell’interiorità matura e complessa di Valentina.
Esiste un momento, intimo e privato, in cui specchiarsi non è specchiarsi, ma è guardarsi.
Guardarsi davvero.
E andare lontano.
In quel momento il resto sparisce: non c’è più un luogo, un tempo, se non quello che è passato, di cui stai facendo un bilancio spietato.
Esattamente allora, smette il gesto di specchiarsi e comincia l’atto (dovuto) di guardarsi.
Ed esisti solo tu, con quello che sei, che sei stata, che avresti potuto, dovuto o voluto essere.
Ed il vaso si scoperchia.
Le donne che ho incontrato, hanno accettato di mostrarmi quello scrigno privatissimo e segreto, che ho cercato di non sciupare ma di raccontare.
Una volta, da bambina, mia madre, assorta, mi disse “ C’è un mondo infinito dentro ogni donna. Un giorno lo capirai.”
L’ho scoperto ormai, e questo viaggio è per lei.