E poi, Puff

Vi è mai successo?
Di incontrare qualcuno che diventa presente, importante, tangibile, e poi puff.
Ma non nel senso che le cose ad un certo punto non vanno, ma nel senso che lui o lei, puff.
Spariscono, e magari senza effetto dissolvenza.
Per scelta, per una motivazione loro, via, vanno via, e non salutano.
Non ne hanno il coraggio, o la forza, o il rispetto necessario.
Loro, puff.
Bhè ecco, vedete, io impazzisco.
Reggo botta in tanti casi, ho superato tante prove nella mia vita, più di quante ne avrei meritate, ma le ho superate.
Ma quando le persone fanno puff, io divento matta.
Non è che sia importante capirne il motivo, alla fine non cambia: chi va via, va via, ma io le persone le devo salutare, non conosco altro modo di darsi le spalle e prendere ognuno la propria direzione.
Io
Le
Devo
Salutare.
E’ un mio limite?
Può darsi.
E’ una mia insicurezza?
Sicuramente.
Ma le persone vanno salutate, lo meritano un cazzo di “ciao, scusa, ma..”
Le persone sono questo: come entrano ed abbandonano le vite degli altri, come lasciano la scena, come si sfilano via i rapporti.
Costa.
Costa coraggio, costa spiegazioni, costa reggere le reazioni altrui, ma va fatto.
Io se no, impazzisco, non so voi.
E sono tanto consapevole di questa mia caratteristica, che è una delle primissime cose che di me dico, che di me racconto, per onestà, per insicurezza, o semplicemente perché cerco sempre di non fare i gesti che di solito patisco, e cerco sempre di dare le certezze che invece vorrei ricevere.
Chissà che pensano gli altri quando io dico la frase “ l’unica cosa che ti chiedo è quella di non sparire senza salutare”.
Si perché se non metto il punto, non vado a capo e se non vado a capo resto nel limbo, e del limbo, forse forse, è meglio l’inferno, almeno sai esattamente cosa aspettarti.
Da ragazzina, quando ero matura e colta, a differenza di ora, le chiamavo “situazioni sospensive” e l’espressione era elegante e rendeva benissimo.
Poi ho capito che di sospensivo non c’è un cazzo, che le persone fanno puff e non c’è altro da aggiungere.
E non si tratta di rincorrere o meno, sono del parere che uno dovrebbe fare esattamente quello che sente di fare, orgoglio o meno, si tratta solo che, ad un certo punto devi accettarlo, che è successo, che è stata presa una decisione dall’altra parte e che tu devi subirla.
E gli altri ti dicono “ma, che follia” “non ne vale la pena” “lascia perdere” e sono esattamente le cose che tu diresti se fossi dall’altra parte, se fossi osservatrice.
Ma lì ci sei tu ed una sparizione, che senso hanno le cose che possono esser dette?
Nessuno.
Non annulleranno la decisione, non alleggeriranno lo sconcerto, non velocizzeranno il tempo sadicamente lento.
Niente. Non faranno niente.
Anzi, forse, ti innervosiranno e ti faranno credere che tanto è inutile: quello che c’è stato tra due persone possono saperlo solo quelle due persone, inclusa la voragine spalancata da un puff.

2 Comments
  • Marco

    22 settembre 2016 at 20:18

    Non solo la tua fotografia, è sempre interessante anche leggerti, i tuoi pensieri, la tua prosa
    Un saluto
    Marco

    • Valentina

      14 novembre 2016 at 21:47

      Con imperdonabile ritardo ti rispondo, a volte la tecnologia è avversa.
      Grazie di cuore per ogni attenzione, per ogni attimo che dedichi.