The others
La maleducazione è molesta.
Non importa che non voglia esserlo, lo è.
La persona maleducata vìola pesantemente la privacy dell’altro, lo turba e lo disturba.
Alcuni ci sguazzano così bene che penso che siano dei predestinati, dei talentuosi addetti ai lavori: perfetti nel loro ruolo di disturbatori e infastidenti.
Nella maggior parte dei casi il maleducato ha sempre con sè della spocchia pret à porter che non lesina mai, anzi offre al mondo con grande generosità.
I suoi gesti sono quasi sempre teatrali, barocchi, accompagnati da suoni affatto contenuti e movimenti larghi.
Non si può negare che sia multitasking: infastidisce fisicamente e psicologicamente nello stesso modo e con la stessa intensità.
È questa, inutile negarlo, è una qualità che farebbe gola ai più grandi circensi.
Vedete, il maleducato, non sa di esserlo.
Lui pensa di essere figo, giusto, sul pezzo.
Pensa che tutto sia dovuto a lui, che è cotanta roba.
Io li invidio molto, perché il loro ego fa provincia e la loro convinzione è quasi disarmante.
Camminano come se occupare l’ ambiente fosse una concessione che fanno, come se la loro presenza fosse un valore aggiunto alle mere dinamiche quotidiane di “noi altri ”
Hanno voci irritanti
Modi irritanti
E si sentono fighi.
Loro restano un mistero affascinante per me: come essere convinti di essere esattamente ciò che non si è.
E crederlo forte.
Non si lasciano minimamente attraversare dal fatto che noi li si guardi con sopportazione e tracce di pena mista a schifo, no: loro albergano il mondo e ci concedono di transitarvi.
Non viceversa.
Bene, ecco.
Io credo di guardarli malissimo.
Quello sguardo odioso e glaciale che certe volte mi sfugge e credo che sia un incrocio prefetto tra Mortisia e Crudelia.
Si. Io li odio.
Perché per me, che ognuno faccia quel che vuole nella vita, che si sia pure una merda, ma una merda educata.
Bene, ora devo ringraziarvi, di cuore.
Perché se non avessi scritto questo delirio compulsivo, mi sarei già macchiata di omicidio plurimo aggravato dalla premeditazione, per la coppia che siede accanto a me in aereo.
In coppia, similis cum similibus, come è giusto che sia.
E io così li avrei accoppati: entrambi, insieme, come è giusto che sia.
E invece ho deciso di scrivere, e stiamo atterrando e, se non mi faccio prendere da un raptus in extremis sulla scaletta, non li spingerò giù e le nostre strade si divideranno per sempre.
Ma ne arriveranno altri, lo so.
Per sempre.
Loro, sono dappertutto.
Daniela
14 giugno 2016 at 15:55Rido da sola da mezz’ora
Valentina
26 giugno 2016 at 7:28Meno male, ridere trovo sia una delle cose più importanti nella vita.