L’ empamia
La chiamano empatia.
Ha un’origine antichissima e potente “ dentro + sentimento (o sofferenza, ma questo è soggettivo come il discorso del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto)”
Vuoi dire percepire in maniera precisa e immediata, lo stato d’animo che pervade un’altra persona.
L’empatia va inserita in quel gruppo di supereroi che tutti credono di conoscere a nessuno sa davvero definire : amore, chimica, empatia.
Io la conosco da vicino, io e lei ci torturiamo da sempre, sin dalla mia infanzia, quando percepivo tutto, quando “sentivo”tutto.
Crescendo ho imparato a conviverci, e, spesso, ad usarla.
Si esatto, perché vedete, convivere per due toste come noi non è stata cosa semplice: quando io sono serena e cerco di ripristinare i miei equilibri, arriva lei sempre, precisa, puntuale, a sbattermi in faccia il dolore o la difficoltà di qualcuno che amo, o a cui magari tengo e l’empatia mi urla così forte che non riesco mai ad ignorarla.
Siamo sempre lì io e lei che ci guardiamo ai bordi del ring, che vorremmo rifiatare e ignorarci un po’, ma la vita è fatta di tante persone importanti, e loro si alternano in un valzer continuo di gioia e dolori.
E allora piangi come una bambina quando una tua amica ti dice che sarà mamma, o non riesci ad andare ad un funerale perché ti sentiresti troppo figlia, ancora.
L’empatia sa che, ogni volta mi mette a dura prova, mi chiede continui step, ma ci siamo parlate, ci siamo chiarite, mi ha spiegato che non per tutti è così, che con alcuni lei non riesce ad entrare, che loro sì, vivono meglio, riescono a concentrarsi su sé stessi, ma che io devo rassegnarmi, che chi è empatico lo è per sempre, che non si smette mai.
Mi ha liquidato così, con una spiegazione senza l’ombra di possibilismo.
Mi ha detto che io le persone le sento, ne percepisco gli umori, ne sospetto le bugie, e che, ahimè, questo nei rapporti con loro mi fa vivere un po’ a specchio.
L’ha fatta semplice lei, me l’ha raccontata come una storiella della buonanotte, eppure a me ha lasciato il sapore di destino.
E allora, forse, in barba alla nobile origine greca, da oggi, non la chiamerò più empatia, forse lei fa così parte di me, che in realtà è solo una semplice empamia.