La perfezione
Cosa ricordate del Natale di quando eravate bambini?
Se mi soffermo e chiudo gli occhi, ricordo eccitazione ed attesa. Aspettative, insomma.
Ricordo l’illusione che qualcuno arrivi nella notte, proprio a casa tua, sapendo esattamente cosa desideri.
Ricordo due giovani genitori lanciarsi occhiate complici di un linguaggio in codice.
Ricordo il calore, le luci, la festa.
Ricordo che andavo a dormire e per l’eccitazione non prendevo sonno e dalla stanza difronte la voce di mamma diceva: “Se non ti addormenti, non arriva Babbo Natale!”
Ma come si fa a dormire per far accadere qualcosa di bello proprio mentre dormi?!
Ricordo una notte che ho sentito il rumore dei pacchi, ho sbirciato ed ho visto due ombre anziché una.
Mi commuove ora pensarli insieme, complici di notte, sistemare regali sotto l’albero.
E quella volta che avevo chiesto a Babbo Natale la lavagnetta a gessetti e avevo trovato quella magnetica?
Mamma allora aveva detto a papà “Babbo Natale si è sbagliato!” dandogli una pacca sul sedere.
A quell’età non lo sai che quella è la perfezione.
Lo impari dopo, quando crescendo perdi il senso dell’aspettativa, quando smetti di credere che tutto sia possibile, che le persone possano ancora stupirti, e che possano ancora dedicarsi.
Si perchè, DEDICARSI è il gesto d’amore più bello che esista.
Dedicare tempo, attenzioni, gesti.
Io non sono genitore e non so come sia ora il Natale dei bambini nell’intimità di una casa, di un nucleo, ma, porca miseria, questa festa è la loro!
Non possiamo permettere che perdano l’attesa o che si limiti solo al gioco.
L’atmosfera la hanno?
La riconoscono?
Il pensiero di credere che tutto sia possibile?
Mi rifiuto di pensare che questo sia cambiato.
Voglio credere che loro oggi abbiano quello che io avevo allora: la perfezione.