Il sale della terra
Emozionante, invasivo, shockante. Come un sonoro schiaffo alla propria coscienza, alla propria sensibilità.
Un uomo, solo un uomo, un uomo solo, che ci svela l’universo raccontando ciò che vede, come lo vede.
In un mio post di qualche tempo fa avevo scritto “ si possono raccontare mille storie, ma quante cose il mondo non avrebbe conosciuto senza la fotografia ?”… eppure allora non mi ero ancora immersa nell’universo Salgado.
Oggi pomeriggio ho visto da sola il film, all’andata, durante il tragitto, mi chiedevo cosa mi aspettassi, cosa avrei voluto… niente di quel che ho visto, era preventivabile.
Un caro amico mi ha regalato un suo libro: guardavo quelle foto senza poter fare a meno di toccarle, chissà perché: così materiche, così potenti, irruenti tanto da non sembrare foto, tanto da non sembrare carta.
“Il sale della terra” sconvolge perché nulla viene risparmiato dall’inclemente sguardo di Salgado, l’universo viene setacciato e l’uomo, spesso condannato. A colpire è quella simbiosi tra lui e il pianeta, tanto che lui sembra uno degli elementi, non disturba, non è estraneo: ne fa parte. Si muove come se avesse le radici ed allo stesso tempo la libertà delle ali, sembra essere stato sempre lì, tanto che nelle scene di quotidianità in famiglia o a casa, ti sembra essere fuori dal suo habitat, lontano da dove è giusto che sia.
Definirla fotografia, è quasi oltraggioso: è un catartico viaggio fino al centro della terra, là dove l’uomo non è mai arrivato, non così almeno, non con quella forza, denudando. Racconta di aver sempre voluto fortemente e disperatamente che l’umanità vedesse, che capisse, che non ignorasse; questa non può essere semplicemente la motivazione di un fotografo, ma una missione, un istinto primordiale.
Racconta che ad un certo punto si è ammalato, non una malattia virale, ma la malattia dell’animo… Genesis nasce per questo: la terra lo ha guarito, e lui ne ha messo a parte l’umanità.
Raccontadoci l’altra parte del mondo, ci racconta noi stessi, quel che facciamo, quel che sappiamo e quel che ignoriamo. Le azioni di alcuni uomini che diventano causa della dannazione di altri. Gli uni non sanno degli altri. O sanno?
Salgado prende il pianeta terra e ce lo mostra come palcoscenico di un unico atto in cui non esistono comparse ma soli protagonisti: i fortunati, gli sfortunati, la natura, tutti coinvolti in un gioco delicatissimo di equilibri labili e confini inesistenti, in cui lui ritaglia attimi di assoluta perfezione e struggente verità.
“ Gli importava degli esseri umani, dopo tutto per lui sono il sale della terra.”